Un deployment da incubo header blooog post 6

“Un deployment da incubo” è un racconto semiserio che narra le vicissitudini antecedenti al rilascio del primo esempio di metaverso in “Hyper Pixels”. Hyper Pixels è un agglomerato di tecnologie assemblato da Vanilla Innovations per la creazione di metaversi con grafica degna di un videogioco in Tripla A.

Avete presente la sala d’aspetto di un reparto di maternità? Padri che fumano nervosamente camminando su e giù, nonni e nonne abbracciati l’un l’altro con le lacrime che tentano inutilmente di scivolare tra le rughe del viso, infermiere in camice verde che corrono da una sala all’altra? Ecco, in queste ultime settimane il nostro ufficio si è trasformato in qualcosa del genere! Ok non ci sono le infermiere (e questo è un bel problema), ma per il resto …

Un viavai di gente nervosa intenta a correre da un pc all’altro, uno che toglie “PostIt” da una lavagna e lo aggiunge da un’altra (gran cosa lo Scrum) un’altro che, tenendo sottobraccio le bozze della campagna social di esordio, chiede aiuto agli dèi, ed un altro ancora che urla al server (aspettandosi una risposta) di darsi la sveglia. Insomma, uno straordinario casino di quelli belli tosti, di quelli dove ognuno sembra (!) sapere quello che deve fare e come farlo, quasi come un percorso dei trenini dove tanti treni corrono a folle velocità su percorsi separati fino quasi a scontrarsi, ma poi ognuno prende la giusta direzione e il disastro viene evitato.

D’altronde il nervosismo è più che giustificato. È stato un percorso durissimo, ci sono stati tanti momenti di delusione, di rabbia, di ansia per una tecnologia, anzi, per un agglomerato di tecnologie, che proprio non voleva saperne di funzionare, momenti di delusione a cui se ne sono contrapposti altri di straordinaria gioia come per l’implementazione della nuova UI o per il primo collegamento fra questa nuova forma di metaverso e la sua controparte E-Suite. Momenti! Ed ora che il momento più importante sta per arrivare, ora che dal tunnel nel quale ci siamo infilati sembra arrivare una fioca luce, tutti noi ci sentiamo come tanti papà apprensivi mentre accompagnano il proprio figlio al pulmino dell’asilo.

Probabilmente per qualcuno starò esagerando, ma per tre mesi abbiamo accudito questo piccolo groviglio di codici, protocolli ed oggetti 3D nutrendolo di nuove funzionalità, cullandolo e accudendolo con amore e la giusta dose di severità. Manca solo l’ultima approvazione da parte del Cliente per vederlo spiccare il volo, e che Cliente.

Il cliente in questione è infatti molto importante per noi, al punto che da tempo da Cliente si è trasformato in un vero e proprio Partner. Fallire non è quindi una opzione.

Ma è proprio in questi casi, quando fallire non è una opzione, quando l’aria si pervade del profumo del successo che, abitualmente, il destino beffardo ti gioca brutti scherzi. E proprio qui inizia l’avventura di un deployment da incubo.

Giovedì

Il dottor X, Deux et Machina della azienda Cliente atterra nei nostri uffici per dare il suo primo sguardo alla versione 0,95 del primo esempio di metaverso in Hyper Pixels da noi prodotto; quello che non sa è che per tutta la mattinata nessuno di noi è riuscito a dargli una occhiata per via di alcune API non molto collaborative. Mentre facciamo accomodare il Cliente in sala riunione la tensione inizia ad essere palpabile quasi avesse massa: non c’è niente da fare, il metaverso non si collega. Ci vuole un’ora e passa di improperi di varia natura per riuscire a vedere qualcosa, ma il grosso proprio non funziona, ci lasciamo quindi installando sul suo tablet un viewer commerciale appositamente acquistato per poter consentirgli accesso alla nostra creazione senza dover pubblicare nulla sul web.

“Tranquillo. Domani va di sicuro” sono le ultime parole del nostro luminoso CEO.

Venerdì

Sembrava un venerdì tranquillo, quando all’improvvisamente l’orrore ci assale e scopriamo che il viewer, quello acquistato appositamente e  che doveva andare sempre e comunque, non funziona. Il Cliente ci scrive su ogni tipo di chat condivisa; la supplica è all’orizzonte, ma nel frattempo il livello di improperi raggiunge DEFCON 3. Si lavorerà il week-end.

Cliente X
Trasmutazione del cliente X allo scoprire che non potrà accedere al Metaverso
Martedì

Dopo un lunedì in costante aggiornamento il grande capo annuncia una serata a base di birra e salsicce vegane con il Cliente al fine di mostrare il metaverso finito. Ore 17:30 funziona tutto perfettamente. Ore 21:00 lo spazio non è raggiungibile. Il volto del dottor X, scoprendo che non vedrà nulla nemmeno in quella occasione, si trasforma rapidamente in quello di un Demone di League of Legends e senza nemmeno aprire bocca siamo a DEFCON 2. Si scopre che un ultimo deployment di sicurezza effettuato alle 17.50 ha sovrascritto non sappiamo nemmeno cosa, ma niente può fermarci e, scostando le salsicce fake dal tavolo, con portatile alla mano si risolve il problema. Gli avventori del ristorante ci guardano strani.

Ad un passo dalla guerra Termonucleare Globale, il metaverso in Hyper Pixels funziona, ma solo in parte: alcune funzioni sono troppo generiche, altre vanno riscritte, tanto lavoro, ma ormai siamo abituati. La deadline viene spostata di quattro giorni. Ce la faremo! Forse non lo sapete, ma fallire non è una opzione (ma questa l’ho già detta).

Il lunedì successivo, dopo uno scambio di minacce con un paio di programmatori selezionati randomicamente, il metaverso torna online ed è semplicemente bellissimo. Il capo cerca la replica a base di birra e salsicce vegane, ancora tutti al ristorante. Ateo dalla nascita, lungo il tragitto fra l’ufficio di Bergamo ed il ristorante di Milano, prego ogni dio, concentrandomi su quelli meno noti (Manitou in testa) e quindi, probabilmente, meno occupati. Le salsicce sono buone, le patatine un po’ meno, ma chi se ne frega; il metaverso è raggiungibile e tutto sembra funzionare alla perfezione. Una serata di autentico successo senonché il cliente non è molto soddisfatto dell’interfaccia e, sul retro di un tovagliolo di carta, ci disegna come la vorrebbe. Passa circa un’oretta nel quale si combatte una strenua battaglia per convincere il Cliente ad accettare l’idea di una grafica standard. Accetterà? … Forse! 

Così, nonostante tutto fosse assolutamente perfetto, si torna a casa con l’animo sconfitto. Prossima deadline fra tre giorni, qualche ora prima del deployment di un altro grande progetto.

I giorni prima della deadline sono un susseguirsi di implementazioni di nuove grafiche, test, chili di codice gettati al vento e poi tutto ancora dall’inizio. Le release hanno ormai 4 decimali (0,9965) e la pazienza è completamente esaurita. Nel mentre un altro cliente, il cui solo scopo e funzione sociale sembra in realtà quello di picchiarci violentemente le parti intime con un martello per piastrellista, ci sta facendo uscire matti. Ma torniamo al nostro deployment, che è meglio (Puffo Brontolone).

Introducendo l’uso della frusta come motivatore aziendale otteniamo una versione stabile del metaverso con il nostro solito Backoffice sempre perfetto. Si torna quindi tutti al ristorante (ecco dimostrato perché molti programmatori sono obesi) sicuri ormai di avere l’approvazione del Cliente e quindi brindare al successo. Fallire, d’altronde, non è una opzione.

La cena scorre in relax, ma il Cliente freme di poter vedere il metaverso e così decidiamo di fornirgli accesso dal suo iPAD: Panico! non c’è il cavo di collegamento con cui spostare del codice di controllo. Prese le forme di un cane da tartufo il nostro affabile CEO corre in auto certo di averne uno nel bagagliaio. Siamo fortunati e così il metaverso viene finalmente reso fruibile sull’iPAD del cliente.

Seduto di fronte al Cliente vedo il suo viso dietro l’iPAD: tanti sorrisi interrotti di tanto da qualche piccola smorfia: “si manca ancora un poco di grafica”, ma lo sapevamo “manca ancora il carrello acquisti”, ma sapevamo anche quello così come sapevamo che sarebbe andato online la notte stessa, “manca il tutorial” di cui però non ne sapevamo nulla, ma chi se ne frega. Alla fine, un grande sorriso fa breccia sul viso del Cliente: il metaverso in Hyper Pixels funziona ed è straordinariamente bello e questa notte potremo finalmente dormire il sonno dei giusti. Forse.

Ci vediamo al prossimo aggiornamento, perché? Perché fallire non è un’opzione.

N.B. Nessun programmatore è stato maltrattato durante la produzione del metaverso in Hyper Pixels.

Author

Augusto

Piacere, mi chiamo Augusto. Sono nato più o meno un eone fa, in un mondo analogico e lontano anni luce. La mia attuale vita è però sbocciata quando per la prima volta posai le mani su un computer e compresi che quello strumento mi avrebbe cambiato la vita. La stessa identica sensazione la ebbi anni dopo quando compresi il potenziale del web, e poi ancora anni dopo quando mi imbattei in un metaverso e infine il giorno in cui mi scontrai con chatGPT e la sua intelligenza artificiale. Oggi, la mia missione è creare mondi virtuali in grado di offrire esperienze uniche e memorabili. Non vorrei fare null'altro.

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