
“Progredire senza perdere l’equilibrio” è uno scritto estratto dallo speech di Augusto Faglia ai Metaverse Sustainability Days
Oggi, con questo post, vorrei condividere qualche riflessione su un tema che mi sta particolarmente a cuore e che spero intrighi anche voi, ovvero il rapporto – spesso turbolento e litigioso – fra progresso, innovazione tecnologica e sostenibilità.
Occupandomi di tecnologia, potreste essere portati a pensare che questo mio scritto sarà un elogio incondizionato della tecnologia, ma non sarà così: non solo sarebbe un discorso parziale, non in linea con il mio pensiero e poco utile, ma soprattutto non stimolerebbe alcuna riflessione critica; cosa che invece vorrei accadesse.
Inoltre, la tecnologia, da sola, non è né buona né cattiva: è uno strumento che assume valore in base a come viene usata, agli scopi che persegue e agli effetti che produce. Proprio per questo, vorrei mettere in discussione due narrazioni opposte ma ugualmente dannose: quella dei tecnocrati che ignorano i rischi ambientali e quella di chi vede la tecnologia solo come una minaccia apocalittica.
Sia chiaro: non ho intenzione di prendermela con chi dipinge l’intelligenza artificiale come un demone apocalittico, né con chi la celebra come nuova divinità tecnologica Il mio obiettivo è più semplice: fare chiarezza. Distinguere ciò che è reale da ciò che è fantasia (a volte tossica) e, soprattutto, suggerire una via diversa: dove la sostenibilità non sia un freno all’innovazione, e la tecnologia non un nemico, ma l’alleato più potente che abbiamo.
Perché al di là di questo oceano di informazione e disinformazione, c’è un’urgenza vera: capire come possiamo innovare responsabilmente, senza rinunciare né al progresso né al pianeta.

LA TRAPPOLA DELLA VELOCITA’
Partiamo da una ovvietà: viviamo in un tempo di accelerazione costante. Tutto si muove, cambia ed evolve a una velocità impressionante. Ogni giorno porta con sé una nuova scoperta, un nuovo strumento, una nuova tecnologia. Intelligenza artificiale, biotecnologie, digitalizzazione, realtà virtuale. Innovazioni che, solo pochi anni fa, avremmo considerato fantascienza, ma che oggi sono parte della nostra quotidianità.
Ma questa accelerazione ha un prezzo e non sempre ce ne rendiamo conto.
Mentre da un lato corriamo verso il futuro, dall’altro ci troviamo circondati da segnali di crisi. Crisi ambientale, certo — con il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, l’inquinamento che invade suolo, aria, oceani, ma anche crisi sociali, economiche, culturali: disuguaglianze crescenti, polarizzazione, perdita di fiducia nei sistemi, e un senso diffuso di smarrimento.
È come se ci trovassimo su un’auto lanciata a tutta velocità, su una strada sconosciuta, con il parabrezza appannato. Stiamo andando veloci, ok. Ma sappiamo dove stiamo andando?
Il progresso ci ha regalato un paradosso: mai come oggi abbiamo avuto così tanto potere, e mai come oggi siamo stati così fragili; abbiamo gli strumenti per trasformare il mondo, ma rischiamo di usarli in modo miope, disconnessi dalle conseguenze. Perché se il progresso consuma risorse in modo irreversibile, se esclude intere fasce di popolazione, se peggiora la qualità della vita per molti, possiamo davvero chiamarlo progresso?
Non possiamo più permetterci di innovare oggi e preoccuparci domani delle conseguenze. Lo stiamo facendo da decenni ed è ormai chiaro che come strategia non funziona.
Se vogliamo davvero affrontare le conseguenze delle nuove tecnologie, serve uno sguardo insieme critico e costruttivo. Non per demonizzare, né per celebrare in modo acritico, ma per capire come questi strumenti possano — e debbano — essere orientati verso un futuro che non ammali nessuno, non uccida nessuno e non lasci indietro nessuno.
È da qui che voglio partire. Da un nuovo comandamento da scolpire nella roccia: dobbiamo progredire senza distruggere.
Ma lo dobbiamo fare seriamente.

INNOVAZIONE A DOPPIO BINARIO: PRESTAZIONI+SOSTENIBILTA’
Quante volte proclamiamo con entusiasmo il nostro impegno verso stili di vita più sostenibili, ma quando giunge il momento di tradurre le parole in azioni concrete, la nostra determinazione vacilla.
Idealmente, tutti ci immaginiamo impegnati nella raccolta differenziata scrupolosa, nell’acquisto di prodotti locali e a basso impatto ambientale, o nella riduzione dei consumi energetici. Tuttavia, la realtà quotidiana rivela un divario significativo tra le nostre intenzioni e i comportamenti effettivi. Quando la sostenibilità richiede sacrifici economici, rinunce al comfort, o semplicemente un’organizzazione più complessa delle nostre giornate, l’impegno ambientale viene rapidamente subordinato alla comodità. Questa dissonanza tra aspirazioni ecologiche e scelte pratiche non rappresenta necessariamente ipocrisia, quanto piuttosto la difficoltà intrinseca nel modificare abitudini consolidate all’interno di sistemi socioeconomici che continuano a premiare e facilitare comportamenti non sostenibili.
Un esempio banale
Ognuno di noi ha in tasca uno smartphone connesso internet. Quanti di noi si soffermano a pensare all’energia che richiede l’alimentazione di quel dispositivo e i migliaia di server e data center che lavorano incessantemente per gestire il flusso globale dei nostri like. Eppure un utente produce ogni giorno un totale di 165,5 grammi di Co2, solo per utilizzare i social. Questa cifra, che può sembrare molto modesta, moltiplicate per gli oltre 4 miliardi di persone che usano il cellulare tutti i giorni (e la stima è ottimistica) arrivano a circa 262 milioni di tonnellate di CO2 equivalente all’anno. Solo per utilizzare i social.
E’ come se ogni utente dei social gettasse in mare 33 bottiglie di plastica al giorno. Eppure, nessuno lo percepisce.
Perché dico questo: perché se vogliamo affrontare le rivoluzioni tecnologiche in atto e quelle future dobbiamo smettere di nasconderci dietro un dito e demonizzare la tecnologia a meno di accettare un modello di vita alla “Walden, ovvero la vita nei boschi” del buon vecchio Thoreau o alla “Into the wild” di Jon Krakauer/Christopher McCandless.
Le sfide davanti a noi sono serie e cruciali per il nostro futuro digitale e ambientale. Sono incredibilmente complesse e richiedono pragmatismo, ingegno e visione prospettica — non solo parole. Pragmatismo, ingegno e visione prospettica che hanno già dato vita a esempi di come innovazione e sostenibilità possano andare di pari passo.
Pensate che i chip Apple M4 Pro (i chip all’interno dei nuovi Mac e iMac) hanno prestazioni quasi doppie rispetti al predecessore M3 Pro, ma consumando la stessa quantità di energia per funzionare. Oppure agli NVIDIA Grace Hopper, CPU accelerate progettate per applicazioni IA e calcolo ad alte prestazioni su larga scala: potenza computazionale straordinaria unita a un’efficienza energetica mai vista. Potrebbero ridurre il numero di GPU necessarie per l’inferenza dei modelli del 60% (Per chi non lo sapesse, l’inferenza è il processo con cui un modello di IA genera output applicando la conoscenza appresa ai dati nuovi).
Ma non è tutto, anzi:
- Microsoft sta sperimentando server sottomarini, mentre Google da tempo alimenta i suoi impianti con energie rinnovabili.
- Framework Computer e Fairphone hanno dimostrato che i dispositivi modulari – progettati per permettere la riparazione o sostituzione di componenti interni come CPU, RAM, storage, Wi-Fi e display senza strumenti specializzati – possono prolungarne significativamente la durata, riducendo la necessità di sostituirli e contrastando l’obsolescenza programmata.
- Startup come Circulor usano la blockchain per tracciare il percorso delle materie prime e migliorarne il recupero permettendo di misurare le emissioni in ogni fase della catena di approvvigionamento al fine di individuare opportunità per diventare maggiormente sostenibili.
Non vi basta
La tanto vituperata intelligenza artificiale, che secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (World Energy Outlook del 2024) conta 11mila data center nel mondo con un consumo energetico annuo tra i 240 e i 340 terawattora, ovvero tra l’1% e l’1,3% del consumo di elettricità globale, produce un totale di gas serra emessi pari a 53,7 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2) circa all’1% della produzione mondiale, ma cosa ci da in cambio:
- Laboratori come AI for Science di Microsoft utilizzano modelli linguistici avanzati per accelerare la ricerca in chimica, fisica e climatologia, affrontando sfide globali proprio come il cambiamento climatico e la scoperta di nuovi farmaci.
- Nei centri di ricerca di tutto il mondo modelli di deep learning analizzano esami medici con una precisione superiore al 98%, permettendo diagnosi tempestive di malattie come il cancro.
- L’imaging iperspettrale, combinato con l’IA, permette di monitorare la salute delle colture, ottimizzando l’uso di risorse e aumentando la resa agricola.
- Il sistema GNoME ha identificato oltre 2 milioni di nuovi materiali, accelerando l’innovazione in settori come l’elettronica e l’energia.
E potrei andare avanti con un elenco quasi infinito. Quindi va tutto bene? No, ma le migliori menti del pianeta stanno lavorando per trovare le soluzioni. Menti illuminate che hanno compreso che il progresso non può più essere misurato solo in teraflops, gigabit o altre unità di potenza e velocità, ma nella capacità di conciliare:
- Prestazioni con efficienza energetica.
- Innovazione con durabilità dei dispositivi.
- Crescita digitale con responsabilità ambientale.
Ma hanno anche compreso e dimostrato che nel perseguire questo equilibrio, non possiamo permetterci di diventare ciechi o sordi di fronte all’innovazione tecnologica. Al contrario, dobbiamo comprenderla, guidarla, valorizzarla. Con consapevolezza. Con coraggio. E soprattutto facendo molta attenzione a non inciampare nei tranelli di chi si oppone, di chi afferma che progresso e sostenibilità sono inconciliabili, due poli opposti, perché in realtà, le migliori innovazioni oggi sono proprio quelle che riescono a risolvere problemi ambientali.
Solo due esempi
- In agricoltura, sensori IoT, monitorano in tempo reale l’umidità del suolo, la salute delle piante, permettendo di ridurre drasticamente il consumo d’acqua (-40%) e aumentando la produttività. Non è solo tecnologia: è progresso sostenibile.
- In edilizia dove ormai i materiali da riciclo, i bio-compositi e le stampanti 3D per costruzioni stanno rivoluzionando il modo in cui pensiamo gli edifici. Oggi si progettano abitazioni più leggere, modulari, adattabili, efficienti dal punto di vista energetico e realizzabili con un impatto ambientale molto più basso.
Innovazione e sostenibilità vanno nella stessa direzione. Smettiamola di pensare il contrario.

IL CASO ENOVERSE: LEZIONI APPRESE
Anche noi, con Vanilla Innovations, abbiamo sperimentato tutto questo in prima persona e abbiamo scoperto come la tecnologia possa essere una leva concreta per generare cambiamento. Perché quando l’innovazione parte dai bisogni reali – delle persone, dei territori, del pianeta – smette di essere un’idea astratta e diventa forza trasformativa.
Un esempio concreto è il metaverso: una piattaforma innovativa per l’apprendimento e la sensibilizzazione. Iniziative come i Metaverse Sustainability Days dimostrano come questo strumento possa educare in modo coinvolgente, rivolgendosi a tutte le fasce d’età. Al servizio della sostenibilità, il metaverso si rivela così un canale potentissimo per diffondere consapevolezza in modo innovativo e interattivo.
Ma attenzione, anche il digitale, come ogni cosa, ha un impatto. Non dobbiamo cadere nell’illusione che “virtuale” significhi “immateriale”. La realtà è che ogni esperienza nel metaverso ha un costo: energetico, economio e sociale.
Quando ci siamo trovati a dare il via al progetto Enoverse eravamo consci delle sfide tecnologiche, ma solo in parte delle sfide in termini di sostenibilità. Il progetto verteva sull’idea di creare uno spazio virtuale che fosse coinvolgente, esperienziale e bellissimo e vi assicuro che già questo, almeno inizialmente, ci sembrava una sfida sufficientemente complessa.
Poco dopo il rilascio del primo spazio abbiamo iniziato a comprendere appieno le implicazioni del metaverso in termini di sostenibilità ambientale: dall’impronta energetica degli spazi virtuali alle richieste infrastrutturali, fino all’impatto sull’equità digitale (peso computazionale, consumi energetici legati ai server, barriere di accesso tecnologico), ma non volendo sacrificare la qualità degli asset presenti nei nostri spazi (texture ad alta risoluzione, oggetti 3D dettagliati, illuminazione realistica), abbiamo adottato una strategia multidimensionale:
Infrastruttura efficienti
- Server con acceleratori GPU di ultima generazione.
Ottimizzazione creativa
- Implementazione di LOD (Level of Detail) dinamico basato su distanza dall’utente.
- Uso geometrie virtuali.
Sostenibilità operativa
- Algoritmi di culling avanzato che escludono il rendering di oggetti non visibili.
- Programmazione degli eventi in fasce orarie a minor carico della rete elettrica.
- Partnership con provider di energia rinnovabile.
Il risultato: -30% consumo energetico a parità di qualità visiva, mantenendo fra i 45 e i 60 fps stabili su dispositivi consumer.
Inoltre, il nostro approccio alla sostenibilità digitale ed alla privacy in particolare si basa su un sistema CRM innovativo che opera in sottostrato al metaverso e basato su principi di Data Segregation by Design ovvero la separazione radicale tra:
- Dati anagrafici (nome, email).
- Dati comportamentali (movement analytics, interazioni).
- Dati transazionali.
Sappiamo bene che questa scelta ha un costo: server più performanti richiedono maggiori investimenti e il nostro approccio rigoroso alla privacy limita alcune opportunità di monetizzazione dei dati, ma per noi è un prezzo che vale la pena pagare.
Enoverse ed E-Suite sono i progetti più importanti che abbiamo mai deciso di sviluppare, progetti dove innovazione e principi etici coesistono, creando valore senza compromessi.
E la cosa bella? Scopriamo ogni giorno che questo approccio ci rende più apprezzati proprio dalle generazioni che contano per il futuro. I Millennial e la Gen Z non sono solo attenti alla sostenibilità – sono veri detective dell’etica digitale. Quando riconoscono in noi:
- Trasparenza che non fa sconti.
- Privacy reale, non solo a parole.
- Coerenza tra le nostre parole e le nostre azioni.
…ci ripagano con una fiducia che nessuna campagna marketing potrebbe comprare.
Ecco perché – al di là dei report accademici, delle analisi degli esperti e dei whitepaper istituzionali – la nostra esperienza quotidiana ci dimostra una verità semplice ma rivoluzionaria: progresso e sostenibilità non sono antagonisti, ma alleati strategici.
Il vero avanzamento tecnologico si riconosce quando:
- Rispetta senza compromessi.
- Include senza barriere.
- Rigenera invece di consumare.

CONCLUSIONE
La sostenibilità oggi ha smesso di essere un limite per diventare il parametro con cui misurare la qualità, la profondità, la lungimiranza di ciò che facciamo. Perché innovare senza bruciare risorse, coinvolgere senza violare confini, crescere senza lasciare indietro nessuno è l’unica rivoluzione digitale che vale la pena guidare.
Ed è questa la nuova frontiera dell’innovazione.