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Quando il sole, stanco della giornata di lavoro, si nascose dietro le colline valtellinesi, una leggera pioggia iniziò a cadere, trasformando il silenzio della sera in una melodia struggente che danzava sulle foglie delle viti. Wally, un piccolo scoiattolo rosso abitante delle montagne che abbracciavano un vigneto, sporse timidamente la testa fuori dal suo albero. Scrutò il cielo, e con sicurezza pensò:

“Va bene, facciamolo.”
“Figurati se i lupi escono con questo tempo.”

Senza indugi, scattò verso la grande quercia che troneggiava oltre l’ultimo terrazzamento a nord.

Un rumore improvviso spezzò l’armonia della pioggia. Wally si bloccò di colpo, i sensi all’erta. In un battito di ciglia si rifugiò nell’albero più vicino, arrampicandosi fino ai rami più alti. Da lì, al sicuro, scrutò la direzione da cui proveniva il suono. I suoi occhi vispi si spalancarono per la sorpresa: una bambina avanzava tra le vigne, avvolta in una giacca troppo grande per il suo corpo minuto. I capelli scuri, bagnati dalla pioggia, le si incollavano al viso, ma il suo sguardo era determinato.

Incuriosito, Wally scese lentamente dal suo rifugio e, quatto quatto, si avvicinò alla bambina. Proprio in quel momento lei si fermò, scrutando l’oscurità come se avesse percepito una presenza. I due rimasero immobili, a pochi passi l’uno dall’altra, come statue. Persino la pioggia sembrò trattenere il respiro. Un lieve crack ruppe il silenzio: un rametto secco si spezzò sotto la zampetta dello scoiattolo. La bambina si girò di scatto.

“Chi c’è?” chiese con voce tremolante. Wally esitò, combattuto tra paura e curiosità. Poi, facendosi coraggio, ed avvicinandosi, rispose con una voce sottile: “Io… io sono Wally. E tu chi sei?”

Vedendolo, il volto della bambina si illuminò. “Io sono Giselle. Piacere di conoscerti, Wally!”

Con quel sorriso a metterlo a suo agio, Wally si avvicinò ancora, fino a raggiungere il braccio della bambina e infine la sua mano. Giselle lo accarezzò con delicatezza, facendo scorrere la mano dal suo nasino fino alla soffice coda. Lo scoiattolo, incapace di trattenersi, emise un buffo suono, una sorta di squittio strozzato che fece scoppiare Giselle in una risata cristallina.

Per Wally, quel momento fu una scoperta nuova e dolce. Non era abituato a quel tipo di contatto, eppure lo trovava incredibilmente piacevole. Si lasciò coccolare senza opporre resistenza, chiudendo gli occhi e dimenticando per un attimo il mondo attorno a sé. Il tempo sembrava essersi fermato, e in quella quiete perfetta Wally si sentiva al sicuro.

Alla fine, cullato dalla carezza ritmica e dal calore della mano di Giselle, lo scoiattolo si addormentò. Quando riaprì gli occhi, la notte era già scesa, il bosco era immerso in un silenzio profondo e Giselle non c’era più. Per un istante, Wally si sentì smarrito, come se quel dolce sogno fosse svanito troppo in fretta, ma poi, scuotendosi e stiracchiandosi, si ricordò che il suo bosco era lì, vivo e vibrante, e che la bambina probabilmente sarebbe tornata. Con un piccolo salto, si incamminò verso casa.

Raggiunto il tronco familiare della sua grande quercia, si arrampicò con agilità fino alla sua tana nella parte più alta. Sistemò con cura qualche foglia per rendere il rifugio più accogliente, poi si attorcigliò su sé stesso, lasciandosi andare al sonno con un pensiero dolce nel cuoreE così, sotto il cielo stellato della Valtellina, Wally dormì tranquillo, immerso nei suoi piccoli sogni di scoiattolo.

La mattina successiva, appena sveglio, Wally si stiracchiò con vigore, allungando le zampette fino a sentire ogni muscolo risvegliarsi, e si concesse una colazione abbondante a base di noci e semi raccolti nei giorni precedenti. Mentre stava sistemando la sua tana, un suono familiare catturò la sua attenzione: qualcuno lo chiamava.

“Wally! Wally!”

Il piccolo scoiattolo si affacciò quindi dalla sua tana e laggiù, alla base della quercia, Giselle saltellava qua e là, chiamandolo con entusiasmo. Giusto un paio di salti rapidi e ben calcolati e Wally atterrò con precisione sulle spalle della piccola che lo salutò con un sorriso radioso.

“Buongiorno, Wally!”

Come se non fosse mai terminato, l’idillio della sera precedente, fatto di coccole e complicità, riprese immediatamente. A guardarli sembrava quasi fossero amici da tutta la vita.

Il pomeriggio, Wally e Giselle partirono insieme per una passeggiata alla scoperta del territorio. Wally, che aveva vissuto lì per tutta la vita, si improvvisò cicerone, guidando Giselle attraverso luoghi familiari ma sempre capaci di incantare. Con passione e precisione, spiegò la tecnica secolare dei muretti a secco, fondamentali per creare i celebri terrazzamenti che disegnano il paesaggio. Parlò delle vigne, ricche di grappoli che, da piccoli e verdi, si trasformano in frutti dolcissimi e scuri, profondi come la notte.

Partirono da Teglio, attraversarono Castello dell’Acqua e proseguirono fino a Chiuro, prima di fare ritorno a casa. Fu un viaggio straordinario, una scoperta continua di un territorio che sembrava riservare emozioni a ogni passo. Eppure, per il piccolo Wally, tutto appariva naturale, quasi che il passaggio da un paese all’altro avvenisse per magia, senza il peso della distanza.

Al loro ritorno, Giselle accompagnò Wally fino alla soglia del suo albero. Si scambiarono un ultimo sorriso e, come ogni volta, lei semplicemente scomparì, lasciando dietro di sé solo il profumo lieve di un sogno che non vuole essere dimenticato. Wally, dal canto suo, dopo una giornata così densa di emozioni, crollò sul suo giaciglio e si addormentò profondamente. Quella notte sognò la sua Giselle intenta a giocare e mentre la mamma la chiamava per fare merenda.

La mattina successiva, Wally si alzò piuttosto presto, speranzoso di poter incontrare a breve Giselle.

Ma il sole salì alto nel cielo virtuale, e di Giselle non c’era traccia. Wally, anche se un pò intristito, inizio ad occuparsi dei suoi compiti: sistemò il sentiero verso la sua dimora, riempì di noci e nocciole il suo rifugio per l’inverno ormai vicino, ma, nonostante tutto, la sua coda frustava l’aria, segno del suo nervosismo crescente.

Quando finalmente Giselle arrivò, nel tardo pomeriggio, trotterellando leggera tra gli alberi, Wally non riuscì a trattenersi. “Era ora!” sbottò, gonfiando le guance, ma poi, incapace di nascondere per troppo tempo l’affetto per la bambina, le corse incontro e le scivolò fra le braccia fino ad accoccolarsi fra le sue mani.

Giselle rimase con lui fino a sera inoltrata, giocando, parlando, scherzando e rincorrendosi nel bosco. Poi, quando ormai la luna era al centro del cielo, abbracciò forte Wally e, con le lacrime agli occhi, svanì nuovamente.

Salutata la sua amichetta e stanco delle tante emozioni, ma felice per la meravigliosa giornata trascorsa, il piccolo Wally raggiunse casa e dopo una cena a base di noci si distese sul suo giaciglio osservando le stelle in cielo.

Si addormentò profondamente sognando il giorno successivo e quello ancora e quello ancora assieme alla sua Giselle.

Ma, purtroppo, dopo quel giorno, Giselle non tornò più

Ciò che per Wally era quasi amore, per Giselle era solo un gioco estivo. Un’esperienza immersiva alla scoperta di un territorio straordinario destinato a diventare un componimento per la scuola.

Ma questo il piccolo Wally non lo scopri mai. Se da un lato, infatti, Wally era “solo” parte di quella esperienza, Gisello lo aveva cambiato, lo aveva fatto innamorare e l’amore, come si sa, è in grado di abbattere ogni montagna e superare ogni confine, persino quello fra reale ed immaginario.

Giselle se ne andò un venerdì pomeriggio e nulla era destinato a rimanere, se non forse un piccolo ricordo di quell’amore registrato in quel meraviglioso database parte integrante della infrastruttura nota a noi come il “Custode delle idee perdute”.

Ma il Creatore di Mondi aveva visto ogni cosa: aveva osservato il gioco della dolce Giselle, lo splendore di quell’infinitesimale spicchio di territorio valtellinese che aveva creato e soprattutto aveva visto nascere e crescere l’amore nel cuore digitale di Wally e così ne parlo al Cavaliere del Codice che, interfacciarsi con SUSE AI, ricreò quello stesso ambiente in una istanza nascosta e irraggiungibile per consentire al piccolo Willy di continuare la sua storia.

SUSE AI fece poi una magia e creò un NPC, un personaggio non giocante, arricchito dalla sua intelligenza artificiale a cui diede l’aspetto di Giselle e lo lasciò libero in quello spazio affinché quell’amore, nato dall’unione di qualche linea di codice, un oggetto 3D ed una ragazzina intenta a scrivere un tema, potesse durare per sempre.

FINE

Questa fiaba è nata come parte di un racconto (‘Il Creatore di Mondi e altre storie”) che narra le vicende che hanno portato alla nascita del Progetto Enoverse, ma ho deciso di separarla per renderla libera e fruibile a tutti.

Composto da soli cinque capitoli, “Il Creatore di Mondi e altre storie” è scritto da cinque personaggi differenti. Due di questi sono reali: io (il Creatore di Mondi) e Fabio Sarti (Il Cavaliere del Codice) mentre gli altri tre sono personaggi irreali: Bernardino, un NPC dotato di I.A. che opera come cantastorie all’interno di un metaverso dedicato alla Valtellina; il Custode delle idee perdute, ovvero l’infrastruttura basata in parte su AWS e in parte su SUSE AI; e l’azienda Vanilla Innovations di cui facciamo parte, che interpreta se stessa e che racconta dell’incontro con il Metaverse Marketing Lab del Politecnico di Milano che, a suo dire, le ha cambiato la vita.

Author

Augusto

Piacere, mi chiamo Augusto. Sono nato più o meno un eone fa, in un mondo analogico e lontano anni luce. La mia attuale vita è però sbocciata quando per la prima volta posai le mani su un computer e compresi che quello strumento mi avrebbe cambiato la vita. La stessa identica sensazione la ebbi anni dopo quando compresi il potenziale del web, e poi ancora anni dopo quando mi imbattei in un metaverso e infine il giorno in cui mi scontrai con chatGPT e la sua intelligenza artificiale. Oggi, la mia missione è creare mondi virtuali in grado di offrire esperienze uniche e memorabili. Non vorrei fare null'altro.

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